La scala Torro
La scala Torro fu introdotta nel 1986 da Jonhatan Webb di Oxford, Oxfordshire (U.K.) in riferimento alle categorie dei danni causati dalle tempeste di grandine.
I danni potenziali che una tempesta di grandine può causare, sono generalmente proporzionati alla dimensione del chicco ed alla velocità di caduta.
Oltre alla dimensione ed alla velocità di caduta, altre componenti da considerare sono la durezza, la forma e l’orientamento della traiettoria di caduta.
L’intensità di una grandinata può essere più facilmente determinata se questa avviene su aree piene di oggetti che hanno la capacità di mantenere evidenti i danni o quando si verifica su un’area costruita.
L’intensità di una grandinata è determinata in riferimento al danno maggiore che ha causato. Quando una grandinata si verifica in aperta campagna, dove i danni non possono essere misurati, l’intensità del fenomeno viene messa in relazione alla grandezza del chicco di grandine e non più al danno che potenzialmente avrebbe causato. Quando i danni non sono evidenti, viene comunque assegnata la categoria più bassa. Lo stesso criterio viene utilizzato nei casi in cui i danni non possono essere quantificati. Ad esempio una grandinata con chicchi come uova può potenzialmente causare danni nei range H6-H8 (vedi sotto).
Se i danni non possono essere quantificati, la grandinata viene declassata al primo limite inferiore, cioè H5.
In conclusione, è possibile dire che c’è una stretta relazione tra dimensioni del chicco e danno causato. Sono state costruite delle categorie in cui sono stati inseriti una molteplicità di danni per meglio classificare gli eventi. E’ possibile, infatti, che chicchi di grandine particolarmente grandi causino danni minori perchè inseriti in seno a forti correnti contrarie rispetto ad altri più piccoli inseriti all’interno dei tornado.
Nella tabella che segue, si fa espressamente riferimento ai danni causati e ad essi è rapportata una scala (la scala Torro). Nell’ultima colonna il “size-code-range” che ci servirà nella seconda tabella per identificare il fenomeno in base alla dimensione.
La tabella che segue è inversa. Parte dal size-code (ultima colonna della precedente tabella) per arrivare all’intensità. È inserito il diametro ed il paragone dei chicchi con oggetti conosciuti.